Ci sono delle cose che, con la coerenza
che mi contraddistingue, sono sempre stati dei grandissimi “no, mai
e poi mai”. Tipo il tronchetto spuntato, i capelli rasati di lato,
il bungeejumping, le dita che escono dai sandali troppo giusti, le
calze in microrete, le camice, il corso di nuoto, le trippe, i
profili di coppia su fb, il fois gras, le vacanze estive in montagna,
la crema alla bava di lumaca.
E ci sono cose che, con la solita
coerenza che mi contraddistingue, un giorno passano del tutto
inaspettatamente - complici dei campioncini non richiesti - dal
“no, mai e poi mai” al “mai più senza”.
Tipo la crema alla bava di lumaca che,
maledizione, scopro proprio ora che mi sono imposta quella cosa di
non comprare più prodotti fino ad esaurimento di quelli già in
uso. Che io, ricordiamolo, sono quella coerente (o aspirante tale).
È che io mi immaginavo una cosa
viscidosa, una cosa che non mi sarei mai messa in viso neanche se mi
avessero pagato. Che poi no – eccola qua la solita coerente - è
ovvio che se mi avessero pagato mi ci sarei fatta il bagno ancor
prima di sapere dei suoi effetti miracolosi.
Perché io - che oltre ad essere
coerente sono anche sempre morigerata nell’esprimere le mie
impressioni e per niente facile agli innamoramenti improvvisi -
grido al miracolo.
Sennò come si spiega il fatto che dopo
18 giorni di accartocciate, arancini, cudduruni, colazioni
ipercaloriche, paste alla norma, melanzane in tutte le forme e panini
con la cotoletta la mia pelle sia lissia lissia e luminosa e non
abbia mostrato (a differenza del mio cervello che ancora oggi non si
rassegna all’idea che le prossime ferie saranno tra circa 300
giorni) il minimo segno di scompenso? Io che gli anni passati sono
rientrata a casa in condizioni tali che l’unica soluzione possibile
sembrava essere scartavetrarmi la faccia?
E niente, credo che opterò
definitivamente per l’incoerenza.
Incoerente ma con la pelle radiosa.
Sì, mi sembra la scelta migliore
(#autoconvinzione).